Non sarà un caso che Carlo Brighi e Secondo Casadei, rispettivamente il capostipite e l’erede e inventore della musica da ballo romagnola, siano nati e cresciuti nello stesso ombelico di Romagna, l’uno per nascita, l’altro per adozione. Entrambi sono degli innovatori, che alle capacità musicali uniscono la perizia di capiorchestra, arrangiatori, organizzatori, infaticabili imprenditori. Entrambi hanno caparbiamente perseguito la loro musica, il loro pubblico, la loro vita faticosa e randagia, completamente assorbita dalla passione e dall’intensità del loro mestiere. Entrambi sono stati, ancora in vita, un mito per il loro pubblico, entrambi sono entrati nella leggenda. Di Zaclèn, scomparso nel 1915, ci restano oltre 800 spartiti musicali dei 1.200 ballabili composti e un’unica fotografia sbiadita. Di Secondo Casadei ci rimane un patrimonio immenso.
Oltre mille composizioni musicali, spartiti originali, centinaia di incisioni e di dischi tra 78 e 45 giri, LP e cd, programmi di serate, articoli della stampa, servizi radiotelevisivi, manifesti e fotografie; strumenti, divise, oggetti personali; riconoscimenti, attestati, coppe, medaglie, trofei; innumerevoli dediche, ritratti, caricature, lettere; sculture, bassorilievi, busti, dipinti; vie, piazze, rotonde, parchi, edifici dedicati e intitolati al suo nome. Un patrimonio che dopo la sua scomparsa ne ha generato un altro ancora più vasto, legato all’imponente e dilagante esplosione del ballo liscio: orchestre, case discografiche, edizioni musicali, gruppi e scuole di ballo, associazioni folkloristiche, locali da ballo, fans club, agenzie, rubriche e trasmissioni radiotelevisive, saloni e fiere, libri, film, spettacoli, rassegne, festival, collezioni, musei reali e virtuali, tributi, concerti, memorial, revival, riproposte filologiche e creative. Una eredità di denominazioni e riconoscimenti in cui si condensano i significati delle progressive conquiste di una vita interamente dedicata alla musica: l’Angelini della Romagna, lo Strauss dei poveri, l’uomo che sconfisse il boogie, il Liberatore, il Fellini della mazurka, il re del liscio, la voce della Romagna, il re delle balere romagnole. Romagna mia è stata incisa da Claudio Villa, Narciso Parigi, Giorgio Consolini; interpretata da Raffaella Carrà, Francesco Guccini, Fiorello, Gigi Proietti, Ivana Spagna, Orietta Berti, Iva Zanicchi, dai Nomadi, Jovanotti, Renzo Arbore, Gloria Gleynor, dai Pitura Freska, Elio e le Storie Tese, Tito Puente, Amalia Grè, Laura Pausini, Luciano Pavarotti, dai Deep Purple, Samuele Bersani, Goran Bregovic. Riproposta in versioni musicali tradizionali, filologiche e moderne da orchestre e complessi musicali contemporanei: La storia di Romagna, I Ragazzi di Secondo Casadei, Secondo a Nessuno, Grande Evento, Romagna Nostra, I Sacri Cuori, Saluti da Saturno, Il Vangelo Secondo Casadei, l’Orchestrina di Molto Agevole, l’Orchestra giovanile “Giovanni Cherubini” del Ravenna festival 2013. Ne esistono versioni in tutto il mondo, compreso il russo e il giapponese.
Il regista e scrittore Leandro Castellani racconta nel suo libro Lo Strauss di Romagna: “Ho incontrato Romagna mia, durante i miei frequenti viaggi all’estero, almeno due volte. La prima, diffusa da un impianto ovattato, nella sala del grande albergo sull’Isola Elefantina, ad Assuan, la famosa cateratta del Nilo. La seconda in un circolo esclusivo all’ultimo piano di uno degli sporadici grattacieli di El Paso, Texas. Due occasioni sofisticate, di raffinata musica soft. E mi stupì come quell’inebriante motivo campagnolo fosse arrivato tanto lontano, sconfiggendo i più prevedibili ‘O sole mio e Fenesta ‘ca lucive” (13).