Il Diario è un racconto di vita scritto da Secondo Casadei che va dall’anno di nascita (1906) al 1938, l’anno corrispondente all’apice della sua affermazione musicale che potremmo definire giovanile, antecedente alla pausa lacerante e forzata della guerra, che segna una demarcazione significativa, di carriera e di esistenza, rispetto al periodo che ne consacrerà la ripresa e il successo oltre i confini regionali dall’immediato dopoguerra alla scomparsa, nel 1971. Sono 78 pagine scritte in un quaderno di scuola con la spirale in una grafia regolare e pulita ma non premeditata, come si evince da correzioni, cancellature, qualche parola in margine sacrificata nello spazio della riga, pensato e redatto nel periodo di inattività poco precedente la sua scomparsa. Leggi tutto “Il diario inedito”
I luoghi di Secondo Casadei
Secondo Casadei nasce nei primi anni del Novecento nella frazione di un piccolo Comune dell’entroterra romagnolo, Sant’Angelo di Gatteo, fra il cesenate e il riminese, nel Palazzo Briganti, la prima casa a sinistra dopo il ponte sulla Rigossa, affluente del più noto e illustre Rubicone, che passava a pochi chilometri di distanza dal Comune di Savignano di Romagna, in cui Casadei vivrà la parte successiva della sua vita, divisa dagli anni spezzati della guerra e poi ricominciata nelle difficoltà del secondo dopoguerra, proseguita nella riconquistata popolarità, con la composizione di Romagna mia, precocemente conclusa, dopo il decennio della consacrazione, all’inizio degli anni Settanta. Leggi tutto “I luoghi di Secondo Casadei”
La Romagna di “Romagna mia”
C’è ancora qualcosa che non sappiamo di Romagna mia e del suo compositore, il maestro Secondo Casadei? Forse no, se facciamo riferimento alla vulgata dell’origine della canzone celebre in tutto il mondo: la sorprendente coincidenza con cui è nata e che ha identificato il musicista con la sua terra, il programma radiofonico di Radio Capodistria che qualche anno dopo l’ha fatta conoscere e apprezzare ben al di fuori dei confini regionali, lanciata poi dai juke box; una delle canzoni più cantate e ballate, interpretata e incisa nel tempo da famosi solisti e complessi italiani e stranieri, tradotta in varie lingue, milioni di dischi venduti. C’è ancora molto da sapere e da scoprire se pensiamo a Romagna mia come ad una tappa cruciale e decisiva, ad uno spartiacque – fra una tradizione di musica e di ballo, ma anche di mentalità e di costume, formatasi in Romagna quasi un secolo prima- e i sessant’anni successivi che hanno consacrato un genere musicale, divenuto poi un fenomeno sociale e imprenditoriale che per decenni ha coinvolto moltitudini di interpreti e pubblici oceanici. Leggi tutto “La Romagna di “Romagna mia””
La civiltà del ballo in Romagna
Un romagnolo che non sappia ballare il valzer non è un romagnolo
Dei “Balach”, una casata di gente originale che ne inventava una al giorno, si diceva in paese [a Cervia, n.d.r.] che fossero posseduti dal demone della danza. Il vecchio, detto “e Gagg”, per il fulvo colore della pelle e dei radi capelli, aveva chiamato le figlie Tersicore e Euterpe, spiegando agli amici che avrebbe voluto crescerle sacerdotesse del ballo e della musica […]. Un romagnolo che non sappia ballare il valzer non è un romagnolo, sentenziava spesso “e Gagg”. E del modo di ballarlo conosceva tutti gli stili; dal valzer stretto, girato su un soldo, si udiva dire, dei forlivesi a quello largo e strisciante dei cesenati, dal valzer intervallato da furiosi mulinelli dei faentini a quello lento e slanciato dei lughesi (1).
[…] I “Balach” avevano fatto del ballo il piacere più alto della loro vita. Il loro caso era l’indice rivelatore di un costume (2). Leggi tutto “La civiltà del ballo in Romagna”
L’epopea di una musica da ballo chiamata liscio
Quando agli inizi del Novecento la tradizione classica del valzer comprendeva il viennese, lo scozzese, il francese e il boston americano, in Romagna ne esistevano già quattro stili diversi: il forlivese stretto e girato, il cesenate largo e strisciato, il faentino intervallato da furiosi mulinelli e il lughese lento e slanciato. Il valzer aveva già assunto un carattere spiccatamente romagnolo, che consisteva nel fare le terze, tre giri per ogni quarto di battuta, con l’arresto improvviso alla fine di ogni parte. Leggi tutto “L’epopea di una musica da ballo chiamata liscio”
La Romagna del ballo
Ancora non si è compreso e riflettuto abbastanza su quanto la musica da ballo sia un elemento identitario della tradizione popolare romagnola. Una tradizione recente, se paragonata a quella di altre regioni italiane, ma impostasi rapidamente, prepotentemente, impetuosamente, com’è nel temperamento romagnolo. Leggi tutto “La Romagna del ballo”